La parola viaggiare deriva dal latino “viaticum” e il viatico nell’antica Roma era l’insieme di necessità in cibo, vesti, denaro ecc. che un individuo doveva portare con sé viaggiando.
Oggi in ogni nostro viaggio quello che inconsapevolmente portiamo con noi è prima di tutto l’immagine di esso, l’idea composta di film, fotografie, storie, reportage, prodotti, racconti, insomma l’insieme di un tutto già precostituito che viaggiando abbiamo solo il dovere di racchiudere dentro la cornice del nostro sguardo o meglio ancora l’obiettivo del nostro smartphone per poter così ricondividere, fotocopiare e replicare.
Eppure viaggio è sempre “bosco”: spazio selvaggio, non visto, nascosto e pieno di incognite anche dove più ripetutamente batte il sole.
In tutte le fotografie della Cattedrale di San Basilio che avevo visto prima di recarmi a Mosca, mai avevo fatto caso all’industria che c’è dietro. Un stantuffo meccanico compresso nella planimetria di una città e un braccio di fumo denso e bianco a toccare il cielo come una specie di rigogliosa aureola che un tempo era un pugno chiuso.