Di e con Giulio Valentini
In due possibili versioni musica di Ashti Abdo o Riccardo Di Gianni
Durata 60 minuti

Nasce nel 1888 a Lisbona al quarto piano di un edificio davanti al Teatro Nacional de São Carlos alle 15:20 del 13 giugno e muore per problemi epatici all’età di 47 anni nella stessa città dov’era nato.
In mezzo la magia di una vita.

Čechov diceva che nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo. Lo scopo di Pessoa è scritto nel suo segno zodiacale: gemelli. Chi se non un gemelli poteva inventare gli eteronimi? Scaglie di personalità che si staccano dal fusto e d’un tratto cominciano a camminare sulle proprie gambe.

“La mia anima è una misteriosa orchestra: non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia”, scrive Pessoa.

Una sinfonia, la poesia di Pessoa, poggiata sul comodino di una vita anonima; una sinfonia la poesia di Pessoa, tutta proiettata a far risuonare i mille angoli di un mondo interno, voci al di sopra del tempo e dello spazio, le tante dita di una mano che tocca il mondo. Le ultime parole che Pessoa disse prima di morire furono: “De-me os meus óculos!”, “datemi i miei occhiali”. Essendo molto miope, aveva paura di non riconoscere Dio tra i suoi eteronimi.

Riccardo Di Gianni svolge diverse attività che hanno come centro il suono, la sua creazione, le sue emozioni, la sua manipolazione, le tecniche per ascoltarlo, fino alla consapevolezza delle sue frequenze e delle sue proprietà all’interno del nostro corpo. Polistrumentista, compositore, fonico, sound designer, apparentemente attività diverse tra loro, ma dove la cura del Suono e la cura nel Suono sono i principi fondamentali. In ambito teatrale ha curato il suono in diverse produzioni del Teatro Stabile di Torino, del Teatro Stabile di Genova e del Teatro Stabile Veneto, lavorando con registi e attori del calibro di Gabriele Vacis, Roberto Tarasco, Marco Paolini, Natalino Balasso, Jurij Ferrini, Eugenio Allegri, Laura Curino.

Ashti Abdo, cantante, autore e polistrumentista curdo, è originario di Afrin, vicino ad Aleppo, in Siria. La musica fa parte della sua vita da sempre: da bambino lo appassionano i suoni della natura dei dintorni di Afrin e, dalle colline affacciate sul suo villaggio, ascolta affascinato le storie degli anziani che cantano la sua terra. Inizia giovanissimo a cantare per fare addormentare la sorellina e a suonare lo strumento tipico curdo, il tembûr (saz). Entra a far parte dei Domo Emigrantes nel 2012 arricchendo la formazione di colori e atmosfere tipici della tradizione mediorientale e svolgendo con questo gruppo un’intensa attività concertistica sia in Italia che all’estero.