Nel 1857:
– Con l’Università di Calcutta è formalmente fondata la prima vera e propria università in Asia meridionale.
– Herman Schaafhausen annuncia ufficialmente il ritrovamento di alcune strane ossa in una cava di Neanderthal, vicino Düsseldorf, appartenenti a un “uomo arcaico”, quello che oggi viene chiamato Uomo di Neanderthal.
– Inizia la seconda guerra dell’oppio: la Francia e il Regno Unito dichiarano guerra alla Cina.
– Un terremoto colpisce Tokyo e muoiono circa 107.000 persone.
– Gustave Flaubert pubblica Madame Bovary.
– Inizia l’ammutinamento indiano con la rivolta dei sepoy di Meerut.
– Charles Baudelaire pubblica Le Fleurs du mal.
– E poi Carlo Pisacane sbarca a Ponza, isola penitenziaria, libera trecento reclusi e poi sbarca presso Sapri, al confine tra Campania e Basilicata. Qui dei contadini pensano di trovarsi di fronte a dei briganti e avvertono le truppe borboniche, che uccidono Pisacane e fanno prigionieri i suoi compagni.

Eppure nessuno di questi eventi può essere paragonato alla composizione del diabetico rantolo musicante che si ascolta in tutto il mondo ogni cazzo di Natale dal 1857!
Ebbene sì nel 1857 il grande poeta e compositore James Pierpont compone la fantastica canzone natalizia inizialmente pubblicata con il titolo The One Horse Open Sleigh ma dai più conosciuta come Jingle Bells . Da quel giorno ne sono state studiate migliaia di versioni: dal una versione dance, con melodia e parole diverse, Jingle Bells Rock, alla versione in italiano incisa da Cristina D’Avena con il titolo “Din Don Dan (Jingle Bells)” per il suo album natalizio “Magia di Natale” del 2009.

Ecco una parte del testo: “Scivolando sulla neve, a bordo di una slitta, attraversiamo i campi, ridendo tutto il tempo.
Appese alla coda del cavallo, le campane ci rallegrano; com’è divertente andare in slitta e cantare questa notte.
Suonate campane, suonate tutto il tempo; com’è divertente andare in slitta. Suonate campane, suonate tutto il tempo;
com’è divertente andare in slitta”.

Dal 1857 ogni cazzo di Natale e poi arrivi a un giorno che “slitte” poche se non qualcuna che va a GPL, “campi” pochi se non foderati d’asfalto, “code di cavallo” poche se non triturate e scottate in un panino, “campane” poche se non registrate sulla guglia di qualche chiesa e rimane solo la neve ghiacciata sui marciapiedi o dentro le narici per i pochi figli di banchieri che “ridendo tutto il tempo” passano il Natale.