La Lonmin (a fare un giro sul sito ufficiale sembra di visitare una sottoversione operaia di Disneyland in salsa Sudafricana con veduta sulla fattoria di Nonna Papera) controlla i giacimenti di Marikana presso Rustenburg, 100 km a nord-ovest di Johannesburg.

In Sudafrica, il tasso di disoccupazione è ufficialmente al 25% dopo che molti lavoratori sono stati spinti ad abbandonare i loro villaggi per raggiungere le città in cerca di lavoro. Quelli che dal XIX sec. hanno raggiunto le colline ricche di minerali di Marikana hanno fatto la fortuna dell’industria mineraria sudafricana, estraendo diamanti, oro e platino spesso in cambio di un magro compenso. Il salario dei minatori di Marikana è oggi di 4.000 rand al mese, circa 400 euro. La maggior parte di loro vive in baracche di legno e lamiera prive di acqua, bagno o qualsiasi altro confort. A vedere il sito della Lonmin viene da pensare che farebbero meglio ad alloggiare direttamente in miniera…

La Lonmin è il terzo produttore mondiale di platino e si trova in Sudafrica dove vi è anche l’87% delle riserve conosciute al mondo.

Un minatore intervistato dalla France Press ha detto: «Siamo sfruttati, né il Governo né i sindacati sono venuti in nostro aiuto, le compagnie minerarie guadagnano sul nostro lavoro e non ci pagano quasi niente. Viviamo come animali con questi salari di miseria».

La Lonmin ha attribuito “le tensioni” degli ultimi mesi a Marikana proprio alla rivalità tra diversi gruppi di lavoratori, in particolare alla sfida lanciata dall’AMCU (Association of Mineworkers Construction Union) all’Unione nazionale dei lavoratori delle miniere, vicina alla Confederazione sindacale Cosatu e all’African national congress. Un pò come attribuire la puntura di una zanzare ai peli cutanei…

Incoraggiati dall’AMCU, i minatori reclamano aumenti fino a 12.500 rand (al cambio odierno equivale alla cifra pazzesca di 1.219 euro, un’assurdità per scarafaggi umani costretti a passare gran parte della giornata in cunicoli dello scintillante sottosuolo sudafricano) e questo diviene uno dei motivi di attrito con gli altri sindacati che reputano queste rivendicazioni “poco realistiche” (???).

La Lonmin il 18 agosto ha perduto il 6,8 % alla Borsa di Londra, mentre i prezzi mondiali del platino hanno guadagnato più del 2%.
Il platino è uno dei principali componenti con cui vengono assemblate le marmitte catalitiche destinate ai produttori di autoveicoli. Alla debole domanda dei produttori di auto, si è associato anche il calo del prezzo del platino, sceso in dodici mesi del 17% a 1.450 dollari l’oncia.

«Non ce ne andremo, siamo pronti a morire qui!» ha gridato Joseph Mathunjwa, presidente del piccolo sindacato dell’AMCU prima dell’assalto della polizia.

La Lonmin dichiara sul proprio sito di aver perso in sei giorni di sciopero l’equivalente di 15mila once di platino, cosa che renderà difficile raggiungere l’obiettivo di produzione stabilito per l’anno, 750 mila once.

La protesta è iniziata qualche giorno fa quando i lavoratori della sigla sindacale AMCU, avevano impedito ai loro colleghi della National Union of Mineworkers di entrare al lavoro.

Ian Farmer amministratore delegato della Lonmin dichiara: “Dobbiamo tutelare i nostri bilanci”. Secondo Farmer, prima di riprendere la politica di investimento del gruppo, il platino dovrà tornare a 1.800 dollari l’oncia. Nel frattempo si dovrà mettere mano ai tagli, “consapevole – aveva dichiarato al Financial Times – delle conseguenze sociali delle nostre decisioni“.

Negli scontri con la polizia del 17 agosto sono stati uccisi 34 manifestanti, 78 sono stati feriti e 259 arrestati. I tagli sono cominciati…

Dal 1985, quando più di 20 neri vennero uccisi a Città del Capo, quella di Marikana è stata l’azione di polizia più sanguinosa in Sudafrica con l’aggravante che a mettere questo macabro record siano stati questa volta agenti neri.

P.S. Piena solidarietà all’AMCU e a tutti i sindacati che si ricordano di essere solo e soltanto organismi di difesa dei diritti dei lavoratori e delle loro famiglie.

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