Il KaravanTeatro è un progetto costituito da un’idea fertile posta al centro di un ampio cortile e di un porticato circolare, usato per la sosta delle tendenze che attraversano il deserto (metropolitano e non).
Un tempo erano incluse stanze per i viandanti, oggi invece tutto è spostato all’interno del loro corpo, tra lo sterno e l’inguine sinistro.
Suo padre, detto Caravanserraglio, era originario della cultura persiana. Nel passaggio intermedio assunse anche il significato traslato di “luogo di grande confusione”.
Con la confusione tornò il Kaos e con il Kaos la scintilla. La scintilla accese l’ingegno e l’ingegno portò con sè l’ansia. Sull’ansia si posò la polvere e la polvere animò la ricerca. La ricerca generò l’invidia e l’invidia spinse al viaggio. Sul viaggio si adagiò la fatica e con la fatica giunse il piacere del racconto.
Il racconto portò il vino e il vino la danza. La danza sussurrò la parola e la parola chiamò il teatro. Quando la porta della carovana si aprì, il palcoscenico si chiamava mondo.