MI-Milano-1964-porta-Ticinese-Darsena-del-Naviglio
Uno strano primo maggio a Milano.

Una città imbellettata e proiettata ad atmosfere da richiami estetici futuristi che sanno tanto invece di inizio secolo scorso, si mette in mostra sperando di far passare il prima possibile questo scomodo giorno di gufi e centri sociali.

Da domani l’obiettivo è vendersi e sfilare, come solo sa fare Milano, per giustificare spese ingenti che l’hanno resa la sfavillante vetrina di una democrazia allo sfascio.

Milano è per l’Italia come le sue strade del centro: asfaltate, lisciate e riasfaltate e poi di nuovo appoggiate su marciapiedi nuovi di zecca per far dimenticare quelle sempre più a groviera del resto del Paese che si stanno sbriciolando come la comune idea di speranza in questo Paese.

Milano è per l’Italia le sue paure: destre antiche che montano e si riuniscono su un viale Argonne con alberi condannati a morte che per assonanza mi fa venire in mente qualche personaggio dell’Orlando Furioso; destre vecchie berlusconiane che oggi quasi fanno tenerezza come le ceneri di un mostro da cui si è riusciti in qualche modo a non farsi stuprare fino in fondo; e destre nuove, governanti e montanti dirette a realizzare una chirurgica e nuova lotta di classe dall’alto che chiamano genericamente “Riforme”, ma che in realtà non è altro che appropriazione indebita di partiti, simbologie, tradizioni, parole, leggi, dignità, diritti, Costituzione.

Milano è per l’Italia la sua Darsena. L’unica della penisola non affacciata al mare, eppure per primigenio ingegno e voglia di restituirla a quello che era, almeno per oggi la più bella di Italia. Una Darsena che vorrebbe riflettere nelle sue acque un anelito di orgoglio, di italianità e di resistenza ma che a guardarla dall’alto sembra una pozzanghera di anatre, molliche e pantegane.

Milano è per l’Italia la sua fine. Una signora anziana che sorride amara sul senso di una vita passata a venire su nel mezzo di una valle con il solo obiettivo di “far fortuna”, prima di lasciarsi morire in una casa con i soffitti alti e le finestre aperte.

Da oggi per sei mesi a Milano si mette in EXPOsizione un cadavere: rizza il naso che magari, ad essere fortunato, sarai in grado di sentirne il fetore.