Se avessi passato il capodanno leggendo una biografia di Giulio Cesare avrei pensato:
a 5 anni di essere un genio;
a 10 anni, uno precoce;
a 15 anni, un disadattato;
a 20 anni, un vecchio;
a 25 anni, uno sfigato;
a 30 anni, un alternativo;
a 35 anni, un anticonformista;
a 40 anni, uno particolare;
a 45 anni, un solitario;
da 50 in poi, uno normale;
a 100, un genio.
Forse aveva ragione Robert Pirsig quando sosteneva: “la normalità non è altro che conformità alle aspettative collettive”.