Autofagìa democratica
Il giorno prima esce un dato reale: “l’Italia torna in recessione, Pil allo -0,2%, dato peggiore da 14 anni”.

Il giorno dopo il presidente Bce Mario Draghi: “Per i Paesi dell’Eurozona è arrivato il momento di cedere sovranità all’Europa per quanto riguarda le riforme strutturali”.

Spostare l’attenzione mediatica dalle ottimistiche, fallaci e strumentali previsioni economiche sulla “crescita” degli ultimi anni di Monti, Letta e Renzi e andare diritti verso l’obiettivo inerente “le riforme” che tutto “ri-solveranno”.

Risolvere, dal lat. resolvĕre, re- e solvĕre: semplificare, scomporre, sciogliere ciò che resta delle Democrazie occidentali.

Così si muove l’autofago capitalismo finanziario nei confronti dei pezzi di democrazia che ancora lo compongono. Come talvolta avviene in animali sottoposti a lungo digiuno, costretti a nutrirsi di qualche parte del proprio corpo, così il capitalismo finanziario attraverso “la Crisi” e “l’austerity” da lui stesso prodotti, mangia parti del proprio corpo, nervi, ossa, strutture che lo tengono stretto a vecchie dimensioni e cresce.

Lui sì che cresce…

L’unica “crescita” reale è quella di questo mostro ad infinite teste, trasversali e transnazionali, che nessuno conosce. “Il ricatto è il cemento” di questo “abbraccio mortale” usando insieme le parole di Gustavo Zagrebelsky e Norberto Bobbio: morte (sostiene il Mostro) sarebbe uscire da quell’abbraccio, morte è rimanervi.

Morte promessa sarebbe uscire da quell’abbraccio, morte certa è rimanervi.

Ma se morte deve essere, che sia una morte da resistenti non da schiavi.

Si sfidi dunque l’assassino che abbiamo dentro, e poi si pugnali e si contrasti con tutte le forze.

E si morda al cuore, chi lo benedice.